“Per mio padre Marengo era l’Italia restituita a sé stessa; c’era l’Italia finalmente liberata dal giogo germanico, dominio sopportato troppo a lungo nella vergogna e nel dolore”: l’asserzione passionale espressa dal filantropo alessandrino Giovanni Antonio Delavo (Alessandria, 26 dicembre 1804 – Parigi, 12 ottobre 1889) stimolava l’idea di costruire il monumento idoneo al museo napoleonico inedito al mondo e onorare la memoria di avi estimatori irriducibili di Bonaparte. Il rogito datato 5 novembre 1844 dal notaio Giovanni Sacco regolava la transazione di 103mila lire corrisposte dal mecenate Delavo per acquisire la cascina Marengo dal titolare Giuseppe Taverna e intraprendere, a partire dal 1845, la ristrutturazione conclusa l’anno successivo. L’ouverture (14 giugno 1847) esibiva agli occhi di diecimila ospiti il cortile d’onore ornato dalla statua marmorea di Napoleone Bonaparte Primo Cònsole scolpita dall’artista carrarese Benedetto Cacciatori, le decorazioni prospettiche tracciate all’esterno dal maestro lombardo Francesco Gabetta e gli interni curati dal pittore Paolo Maggi. Il parco unito alla villa custodisce l’ossario intitolato ai prodi caduti a Marengo e il busto pregevole consacrato al Generale francese Louis Desaix. Lo sforzo economico finanziario notevole conduce Delavo, insignito di decorazione dell’ordine cavalleresco di Legione d’Onore (26 giugno 1852), a Parigi per sollecitare le risorse e curare l’opera posata sull’agro di Fraschéta. La cessione (28 luglio 1857) di villa Delavo insieme alla cascina di Marengo (l’osteria e altri fabbricati sparsi sull’area estesa 118 giornate e 72 tavole) ai baroni Cataldi di Genova sollevava la situazione finanziaria di Delavo ristretta altresì dalla sequenza infruttuosa di viaggi sul suolo francese. Correva l’anno 1859 e Delavo falliva l’ultimo tentativo di sensibilizzare l’imperatore Napoleone III. La sintesi è custodita sul libro “L’ingratitude de Napoléon III. Appel adressé à l’opinion publique par Jean Delavo, fondateur du monument de Marengo” (Bruxelles, 1881).